C'era una volta un principe dei casinò di Banannonanno, che aveva in mente qualcosa di malvagio: trasformare le case di riposo del suo paesino in un luogo di perdizione e criminalità casuale.
Voglio dire, guardategli i denti: ha degli incisivi malvagi, e tenuti magnificamente male.
Convocò quindi un generale delle forze gerontofile, quelle che danno da mangiare ai nonnini sparando la minestra dal bazooka.
Il generale giustamente disse: "Ciao".
E il principe, ancor più giustamente, replicò dicendo un altro "Ciao".
E subito la tensione salì alle stelle. Il suo "Ciao" aveva un accento marcatamente giovanofilo, e al generale non piacque.
Dopo un'ora di discussioni in cui ci si interrogava se un fondoschiena a mandolino fosse un must degli anni '90 o meno, i due cominciarono a picchiarsi con degli schiacciamosche.
Non che volessero farlo, ma la stagione delle zanzare e il caldo li costrinsero ad agire con violenza.
E fu lì che udironò dei passi così cupi che sembravano quelli di un elefante.
I due si guardarono, domandandosi se era il caso di recarsi in bagno e rischiare di insospettire il bestio dietro la porta, o farsi la cacca addosso.
Ma appena la porta si aprì, apparve loro una mistica visione:
un gigantesco arbitro delle partite di badminton.
Costui non c'entrava niente con la storia: ha fatto un ingresso in scena a caso.
"Allora, che cosa che ci facciamo qui, eh? Facciamo la muffa, facciamo i pidocchi?"
La sua voce era così bassa, che il subwoofer di una macchina tamarrozingara esplose.
"No, che se fate i pidocchi ne compro mezzo chilo, che la mia figlia cicciona li mangia a merenda."
"Torni tra due mesi", disse il generale.
Passati due mesi, l'arbitro di badminton tornò dai due deficienti.
"Allora, sti pidocchi ce li avete o non ce li avete?"
"Sì", disse il principe dei casinò, "ma ti devi anche portare via la nostra barba, che ci siamo fatti crescere per allevare i pidocchi."
L'arbitro acconsentì.
Ma appena il gigante tirò fuori le forbici e si piegò in avanti verso il principe dei casinò, subito il generale tirò fuori il suo schiacciamosche, e percosse sadicamente la rotula dell'arbitro, più e più volte.
Si sa benissimo che il punto debole degli arbitri di badminton è il ginocchio: infatti, quell'enorme ammasso di pietà umana morì dissanguato.
I due si misero d'accordo, e decisero di aprire il luogo di perdizione e criminalità casuale nelle interiora dell'arbitro. Si sposarono con due gemelle brutte, ed ebbero due bambini trentenni a testa.
Morale della favola: se volete diventare arbitri di badminton, finirete per favorire il gioco d'azzardo.
Buonanotte.
Voglio dire, guardategli i denti: ha degli incisivi malvagi, e tenuti magnificamente male.
Convocò quindi un generale delle forze gerontofile, quelle che danno da mangiare ai nonnini sparando la minestra dal bazooka.
Il generale giustamente disse: "Ciao".
E il principe, ancor più giustamente, replicò dicendo un altro "Ciao".
E subito la tensione salì alle stelle. Il suo "Ciao" aveva un accento marcatamente giovanofilo, e al generale non piacque.
Dopo un'ora di discussioni in cui ci si interrogava se un fondoschiena a mandolino fosse un must degli anni '90 o meno, i due cominciarono a picchiarsi con degli schiacciamosche.
Non che volessero farlo, ma la stagione delle zanzare e il caldo li costrinsero ad agire con violenza.
E fu lì che udironò dei passi così cupi che sembravano quelli di un elefante.
I due si guardarono, domandandosi se era il caso di recarsi in bagno e rischiare di insospettire il bestio dietro la porta, o farsi la cacca addosso.
Ma appena la porta si aprì, apparve loro una mistica visione:
un gigantesco arbitro delle partite di badminton.
Costui non c'entrava niente con la storia: ha fatto un ingresso in scena a caso.
"Allora, che cosa che ci facciamo qui, eh? Facciamo la muffa, facciamo i pidocchi?"
La sua voce era così bassa, che il subwoofer di una macchina tamarrozingara esplose.
"No, che se fate i pidocchi ne compro mezzo chilo, che la mia figlia cicciona li mangia a merenda."
"Torni tra due mesi", disse il generale.
Passati due mesi, l'arbitro di badminton tornò dai due deficienti.
"Allora, sti pidocchi ce li avete o non ce li avete?"
"Sì", disse il principe dei casinò, "ma ti devi anche portare via la nostra barba, che ci siamo fatti crescere per allevare i pidocchi."
L'arbitro acconsentì.
Ma appena il gigante tirò fuori le forbici e si piegò in avanti verso il principe dei casinò, subito il generale tirò fuori il suo schiacciamosche, e percosse sadicamente la rotula dell'arbitro, più e più volte.
Si sa benissimo che il punto debole degli arbitri di badminton è il ginocchio: infatti, quell'enorme ammasso di pietà umana morì dissanguato.
I due si misero d'accordo, e decisero di aprire il luogo di perdizione e criminalità casuale nelle interiora dell'arbitro. Si sposarono con due gemelle brutte, ed ebbero due bambini trentenni a testa.
Ovviamente brutti.
Morale della favola: se volete diventare arbitri di badminton, finirete per favorire il gioco d'azzardo.
Buonanotte.
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