Il protagonista della storia di questa sera.
C'era una volta il cugino di un produttore di lampadine a basso consumo energetico, che si chiamava Tenerotobìa.
Tutto attaccato, poraccio, sì.
Ma con un sogno nel cassetto: aprire un negozio di canottiere.
Solo canottiere.
"Con un'idea così originale sfonderò di sicuro!", pensava tra sé e sé.
Chiamò così il cugino, perché gli fornisse una lampadina da avvitare su un cappello, affinché essa testimoniasse il fatto che Tenerotobìa avesse avuto questo improvviso quanto inconsulto lampo di genio.
Il cugino disse, molto felicemente:
"Ma che cazzo dici, Tenerotobìa?"
E il povero Tenerotobìa si ritrovò senza lampadina.
Ma non si arrese.
Studiò ingegneria elettrica, spendendo un sacco di soldi e laureandosi col massimo dei voti, limonata accademica e anche un master trombaiolo regalato così, giusto per.
"Adesso quella dannata lampadina potrò anche costruirmela da solo", disse trionfante.
Che tutti gli dicevano "Ma comprarne una?", ma lui no, voleva fare tutto per gli stracazzi suoi.
"Voglio fare tutto per gli stracazzi miei", rispondeva.
E gli altri: "Ti puzza il culo, ma lo diciamo solo per avere l'ultima parola".
"E adesso che potrò aprire il mio negozio di canottiere, non do una lira a quello stronzo di mio cugino", si disse.
Corse in banca a chiedere un finanziamento.
"Buongiorno", disse lui ancora con aria pomposa da fonico dei concerti male.
"Toh, un giovinotto che vuole aprire una modesta impresa che fallirà tra sei mesi", disse il direttore della banca.
"Veramente, il finanziamento serve per costruirmi una lampadina da avvitare su un cappello, affinché testimoni il fatto di aver avuto l'idea di aprire un negozio di canottiere", replicò Tenerotobìa.
"Fuori dai coglioni", salutò simpaticamente l'altro.
Tenerotobìa divenne un ubriacone pelapatate tossicodipendente a tempo indeterminato.
Un giorno, egli si ritrovò faccia a faccia con il cugino, che nel frattempo fallì, perché Tenerotobìa era sì uno sfigatissimo, ma il cugino era un povero illuso, che confidava nelle lampadine più di quanto la signora Giovagnandi Aulica di Rimo a Mare (PG) spera nel ricevere una leccata d'orecchio da parte di George Clooney.
"Ciao, cugino" disse il cugino.
"Oh" disse Tenerotobìa.
"E comunque, sei ancora intenzionato ad aprire quel negozio di canottiere?" chiese l'illuso. Manco un "come stai", un "come butta", niente. Illuso e maleducato.
"Più che mai" rispose fiero il nostro. "Perché?"
"Niente, volevo sapere se fossi ancora un coglione, dopo tutte le tue vicissitudini. E a quanto pare lo sei ancora. Ma ho un piano."
Illuso, maleducato ma con un piano. Tenerotobìa fiutò la trappola.
Però ignorò la sensazione, perché era davvero un coglione.
Fortunatamente.
Oggi Tenerotobìa e suo cugino sono tra i maggiori esponenti della letteratura p0rno mondiale, e stanno cominciando a farsi largo anche tra le lettrici di avventure erotiche nella galassia BRZ8-Lunapòp.
Il loro romanzo d'esordio, Fiumi di bile nel calice in fiamme, fece fare a 50 sfumature di grigio la figura del libretto per alunni d'asilo, tanto fosse ricco di momenti, ehrm, salienti.
Venne scelto a caso per ricavarci un film multimilionario, e finalmente Tenerotobìa poté dare sfogo alla sua creatività in fatto di canottiere, creando esemplari unici per ogni p0rnostar all'interno del cast.
Il cugino si accontentò di diventare un riccone di merda.
Morale della favola: se vuoi vendere canottiere, scrivi un libro.
Buonanotte.
P.S.: La bile non è proprio la bile, diciamo.
E il calice in fiamme non è proprio un calice, ecco.
E il calice in fiamme non è proprio un calice, ecco.