martedì 1 maggio 2012

0 Devi Baui

 'nuff said.

Devi Baui è figlio degli anni '60-'70.
Italiani.


Di quando circolavano ancora le canzoni di Peppino Di Capri senza censura preventiva, per dire. Oggi sarebbero state stroncate sul nascere, perché c'è bisogno di lasciar spazio a puttanate peggiori.
Ma Devi Baui no. Lui resiste, e la sua orchestra prospera nel panorama andergraun italiano.
Sì, "andergraun", perché è una nicchia NETTAMENTE diversa dall'underground.
L'uomo della strada ha definito l'andergraun "l'antro della musica ignorante suonata malissimo".
E l'uomo della strada ci prende sempre.

La musica di Devi Baui non ha nulla di ironico, come i maligni potrebbero dedurre dal nome.
Devi Baui fa 

SINCERAMENTE 

musica brutta. 
Un po' come i veggenti di Telefortuna, o l'ufficio pubbliche relazioni del PDL. Sono convinti che la loro missione sia questione di vita o di morte, e Devi non è da meno. Il suo obiettivo è portare alle orecchie dei fan LA musica brutta, e ci riesce senza nemmeno troppe difficoltà.

Pensate, Devi Baui arriva da un tenero paesino del lodigiano, ma per il suo sound ha scelto nientemeno che il famosissimo ingegnere del suono napoletano Mimmo Babbobbio, detto 'O Cazzamminkia Con La Kappa, per la sua capacità di ricercare l'equalizzazione perfetta per la musica brutta.

E ora qualche domanda.

Devi, perché proprio la musica brutta?
Beh, tutto comincia da quando ho ascoltato il primo album di un grande artista, il tenero Franco Putessi. Il suo saun andava oltre l'orecchio dell'ascoltatore: attaccava direttamente le sinassi adibite al buon gusto, e le demoliva con delle note apparentemente innoque, ma cariche di una sofferensa che manco la Pausini. L'ascoltatore così si ritrova senza poteri, che tra questi c'è il potere di spegnere l'apparecchio. Adesso il disco del Putessi lo usano come anestesia alternativa, e devo dire che questo successe se l'è meritato tutto.

Quindi, la musica brutta come anestetico.
Sì, ma anche come indice di gradimento. Dopo Franco, ebbi deciso di sperimentare pur'io questa tennica. Sa il Demetrio Stratos, no, quello lì. Ecco: lui faceva sperimenti sulla musica bella, io facevo sperimenti sulla musica brutta.
Risultato: mia madre si affidò ai servissi sociali. Lei, e a me mi ha lasciato a casa.

Trucchi del mestiere?
Mah, un po' di fard, e una catenina d'oro finto. Sa, quelle che innotizzano.
Ai concerti per amplificare il saun della musica brutta, la si fa dondolare, e il pubblico mi deliria davanti. Che poi, nel pubblico della musica brutta non serpeggia mai la malinconia.
Un po' come il pane eccircense, mette sempre il buonumore e la gente non si preoccupa più della vita.

Comunque, non ci ha ancora risposto alla prima domanda.
Ah, pensavo era chiaro! La musica brutta viene sperimentata per sviluppare questi poteri, da vendere poi ai governi contro i cortei della gente che ascolta la musica bella. Tutti giù a ridere, e poi via di massate.

Ma è orribile!
No, è brutto.

Appunto.
No, è diverso. L'orribile è quella roba che vendono al Telemarche, dei quadri dei pittori inculegesi, o di dove arrivano. Noi facciamo musica brutta. La musica brutta ha un suo perché, un suo scopo. Che sa, poi si possono fare utilizzi dei più sparati. Tipo la cocacola, che ci puoi pulire anche gli oggetti in rame. Ecco, la musica brutta per esempio è un potente lassativo, o una frenetica ninna nanna, a seconda.

Capisco.
Eh, bravo.

Ringraziamo Devi Baui per il tempo dedicatoci, e consiglierei a tutti di non andare a un suo concerto, nell'attesa che egli muoia.

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